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Sì, ma di lavoro vero cosa fai?
La sfida di una professione oltre lo spartito
di
Filippo Michelangeli
Da sempre Suonare news aiuta i musicisti a orientarsi nel settore. Non basta suonare bene. Occorre essere informati su concorsi, teatri, o su quanti finanziamenti concede lo Stato, per essere credibili
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Che cosa significa essere musicisti oggi in Italia? È la domanda che si fanno ogni giorno i nostri lettori. Perché una professione non esiste fino a quando non trova qualcuno disposto a raccontarla. I politici, gli economisti, gli imprenditori, gli sportivi, ma anche gli artigiani, i notai, avvocati, commercialisti, riempiono le cronache giornalistiche ogni giorno. E i musicisti? L'opinione pubblica fa ancora fatica a maneggiarli. Quando sono "insegnanti di musica", penso ai docenti nelle scuole medie, licei, Conservatori, la loro professione diventa immediatamente più concreta: come il professore di italiano insegna agli allievi a scrivere e a leggere un testo, un professore di musica insegna a suonare, a cantare, a comporre, a dirigere uno spartito. Ma noi musicisti sappiamo bene che il "mestiere" del musicista è "fare musica", insegnarla è un'altra cosa. Nelle settimane scorse è morto Beppe Vessicchio, il popolare direttore d'orchestra, noto per le sue frequenti apparizioni al Festival di Sanremo. Per quanto fosse conosciuto se provassimo a chiedere a una persona per strada come fosse organizzata la sua giornata, la sua settimana, la sua vita professionale la metteremmo in difficoltà.
Vale la pena ricordare quante volte tutti noi, noi musicisti intendo, quando incontriamo degli sconosciuti in treno, in un'aggregazione umana qualsiasi e riveliamo di essere musicisti ci chiedono, senza rendersi conto dell'imbarazzo in cui ci gettano: «Sì, ma di lavoro "vero"?». Non ce lo chiedono per dileggio o per metterci in difficoltà. Ce lo chiedono perché nel loro bagaglio culturale la nozione di musicista è molto vaga, immateriale, sconosciuta.
Quando trent'anni fa ho fondato Suonare news, uno degli obiettivi più importanti che mi sono dato è stato proprio questo: pubblicare un giornale che nel rivolgersi ai musicisti li aiutasse ad assumere maggior consapevolezza della loro professione, del loro mercato, li tenesse informati e aggiornati su tutte le iniziative artistiche, professionali e sociali, aiutandoli a cavarsela nella difficile professione che avevano scelto.
Ecco perché passiamo interviste a grandi musicisti di fama internazionale: è importante conoscere non solo la loro arte, ma anche il loro pensiero. Ma ci occupiamo anche dei giovani vincitori di concorsi. Solo in questo mese raccontiamo e diamo voce a tre competizioni enormi: il Concorso "Chopin" di Varsavia per pianoforte; il Concorso di Kobe per flauto e il Premio "Paganini" di Genova per violino. È importante tenersi aggiornati, seguire il fiume di talenti musicali che scava il solco della storia della musica. Quando vi invitano a cena e sanno che siete musicisti, mica potete tirare fuori violino, pianoforte e chitarra e mettervi a suonare. Vi coinvolgono in un dibattito e si aspettano che siate informati dei più importanti eventi del settore. Fare scena muta e dire che non abbiamo seguito le vicende della Fenice di Venezia, che i concorsi non ci interessano, che non sappiamo con quale opera inaugura la Scala, quanti finanziamenti mette a disposizione lo Stato, non ci aiuterà mai ad essere considerati veri professionisti.
Grazie di averci seguito anche quest'anno. Se pensate di aver ricevuto un giornale che vi aiuta nella vostra passione per la musica, sottoscrivete e rinnovate il vostro abbonamento entro il 31 dicembre 2025. Riceverete in regalo anche una splendida monografia di Robert Schumann di cui ricorre l'anno prossimo il 170° anniversario della scomparsa. Noi ce l'abbiamo messa tutta. Più siete, più riusciremo a offrirvi un giornale ricco di contenuti e indipendente. Vi aspettiamo!
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