Quella parte sempre più residuale di italiani che acquistano ancora il quotidiano, o la sua versione online, se ne saranno accorti da un pezzo: lo spazio dedicato alle recensioni dei concerti di classica e del teatro musicale negli ultimi anni si è molto ridotta. La critica musicale, ovvero il commento competente e, appunto, "critico", di uno spettacolo dal vivo ha perso mordente sul lettore finale? È davvero così? Personalmente non credo. Anzi. Ma facciamo un passo indietro.
La critica musicale in Italia è iniziata a formarsi e diventare un elemento di discussione per il pubblico degli appassionati a partire dall‘Ottocento, in particolare all‘inizio rivolta al mondo del melodramma. L‘opera lirica, infatti, non ha solo avuto storicamente nel nostro Paese una diffusione capillare sul territorio, grazie a uno sterminato numero di teatri, ma si presta particolarmente ad essere recensita perché prevede un nutrito numero di repliche. Io lettore leggo la recensione alla "prima" e, in base all‘idea che mi trasmette il giornalista o musicologo, decido se andare a vedere una delle repliche. Ecco che la critica diventa non soltanto un momento di crescita e di approfondimento, ma anche più banalmente uno strumento di servizio, persino con qualche risvolto commerciale. Uno spettacolo d‘opera che alla "prima" subisce una stroncatura, rischia di soffrire anche nel botteghino. Tuttavia, la critica non è solo questo, è molto di più. E trova la sua più ampia giustificazione anche nella sinfonica e nella cameristica, dando al lettore che ha potuto assistere al concerto elementi di confronto e di discussione e a quanti non erano quella sera in sala un racconto denso di informazioni musicali, storiche e musicologiche che lo aiutano a capire che cosa si sia perso. A tutti noi piace riflettere e discutere su un‘esperienza – per esempio l‘ascolto di un concerto – che non solo ci ha emozionato, ma che riguarda una delle passioni della nostra vita. E allora perché lo spazio destinato alle recensioni di concerti e opera nei quotidiani è così drasticamente diminuito? Il motivo semplice: è la debolezza del mercato editoriale dei quotidiani ad aver inferto un duro colpo a questa nobile arte giornalistica.
Un editore e un direttore di quotidiano, vedendo assottigliare le vendite in edicola e la raccolta pubblicitaria, tenderà a concentrarsi sulle sezioni del giornale che maggiormente ne sostengono l‘acquisto: politica italiana e internazionale, economia e finanza, cronaca nera e rosa, sport. Le cronache degli spettacoli non sono mai state, neppure negli anni d‘oro, la principale spinta all‘acquisto di un quotidiano. Quindi, non c‘è nessuna deriva culturale perduta, nessuna disaffezione dei lettori verso la recensione critica. Ma quando mai. Lo dimostrano i lunghi, e gratuiti, post che trapuntano i social network, presi d‘assalto da decine di migliaia di utenti quando il titolare della pagina è autorevole e il suo parere viene considerato utile al dibattito generale. Storicamente erano i quotidiani, per la loro intrinseca periodicità, ad avocare a loro la critica musicale, certo non i mensili, come Suonare news, che finirebbero per commentare un concerto avvenuto molte settimane prima. Quale potrebbe essere, quindi, la soluzione per rilanciare la critica musicale? Creare un sito a pagamento, economico ma non gratuito, dove in cambio di poche decine di euro all‘anno, il lettore possa trovare ogni giorno recensioni di qualità a un congruo numero di spettacoli in tutta Italia. Nessun professionista, appassionato o operatore potrebbe permettersi di non seguirlo.
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