L'ultima tentazione
di Francesco Rampichini
Scricchiola il palco dell’Auditorium di Cologno Monzese. Entra Oscar Ghiglia, invitato a a suonare all'undicesima Stagione cameristica "Liuto, chitarra e altri strumenti a corde pizzicate". Non ha il passo leggero di un tempo, però il sorriso è quello di sempre: ironico e bonario, a tratti dispettoso e pungente. La sala è piena, il pubblico applaude. Ma Ghiglia è già scomparso nel suo mondo, fatto di silenzio, meditazione ed energia vitale. Sembra un officiante mentre prepara il corredo: reggichitarra da gamba, pezzuole antiscivolo, poggiapiede. Accorda a lungo, si aggrappa alla mente e attacca: Bach, Giuliani, Milhaud, Ohana, Poulenc, Roussel, Mompou, Ponce.
Stile e autorevolezza dell’interprete sovrastano i minimi incidenti tecnici e mnemonici. Dopo la travolgente Tarantella di Castelnuovo-Tedesco e una generosa serie di bis, Ghiglia è avvolto in un ultimo caloroso applauso. Lo raggiungiamo per una breve intervista.
La Bèrben pubblicherà un volume sulle musiche di Segovia curato da Fisk e da Gilardino? Che cosa ne pensa?
Bene, non lo sapevo. Anche se Gilardino non so proprio che rapporti abbia avuto con Segovia: forse da storico, ma non certo da allievo diretto. Comunque farà un lavoro splendido, perché con la penna ci sa fare.
All’Accademia Chigiana come va?
Bene, bene, come al solito. Adesso è cambiato il direttore: è arrivato Aldo Bennici.
Che chitarre usa in questo periodo?
Fleta.
Quella di stasera era un Fleta?
Sì, Fleta figlio, dell’89.
Attualmente dove vive?
A Basilea.
È diventato svizzero...?
No, no per carità. Abito là perché insegno all’Accademia (la “Musikakademie” di Basilea, ndr).
Oggi qual è il suo rapporto con i dischi?
Purtroppo ho smesso d’incidere molti anni fa, ma adesso m’interesserebbe riprendere.
Perché ha smesso?
Perché sono cambiate le cose. Una volta c’era la casa discografica che prendeva gli artisti e metteva in programma un certo numero di incisioni. Adesso, invece, i dischi bisogna farseli e poi proporli alle compagnie. Almeno, così mi risulta. E io in questo sono rimasto un po’ indietro, non me la sento di preparare un disco da solo.
È alla ricerca di un produttore?
Sì. Tra l’altro vorrei ristampare le mie vecchie incisioni. Ho anche degli sponsor interessati, però devo trovare una casa discografica interessata. Pensare che la “Pathé Marconi”, che li pubblicò a suo tempo, è disposta a darmi il permesso di ristamparli.
E riguardo a nuove incisioni?
Ne farei volentieri, perché ho un repertorio tutto nuovo. D'altronde l’ultimo disco l’ho inciso a Firenze con la “Ricercare”...
Che anno era?
Il 1987, o forse l'88.
Quale repertorio proporrebbe in CD?
Molta musica contemporanea. Per esempio Giampaolo Bracali, che ho suonato io per la prima volta oppure il Quintetto di Castelnuovo-Tedesco, un pezzo che amo moltissimo (il Quintetto per chitarra e archi del 1950, ndr). Ma soprattutto i nuovi compositori. Però bisognerebbe trovare la casa discografica giusta. E questi oggi s'interessano più alle idee strampalate che al repertorio e alla sostanza. Vogliono fare delle cose inedite.
Inedite, si spieghi meglio.
Sì, cercano soprattutto idee inedite, che facciano rumore e s'impongano per la loro originalità. Comunque se lei mi trova una casa discografica io sono pronto.
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